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Calle

Ottavo inning, due out, corridore veloce in seconda. Il manager chiama “Tempo” e sale sul monte. Dopo la spiegazione della strategia, appena prima di tornare in panchina, afferra il ricevitore per la pettorina, lo guarda dritto negli occhi e gli dice: “Se ruba, NON TIRARE IN TERZA. Abbiamo due out, ci giochiamo il battitore”. Il ricevitore è tranquillo, guarda il proprio coach e risponde: “Ho capito. Fidati”. Il gioco riprende, il corridore di seconda parte per la rubata, il ricevitore riceve il lancio, si alza e spara un missile che supera la testa del terza base e finisce all’esterno sinistro. Il corridore arriva a fare punto, il manager in panchina si mangia il cappellino.

Follia e dedizione, queste le due parole che descrivono quel famigerato ricevitore, conosciuto con il nome di Francesco Callegari, detto Calle. Un giocatore che ha conosciuto il baseball già alle scuole medie, grazie ad una lezione di educazione fisica in cui il professore ha proposto una partitella con degli oggetti strani: quattro basi, una mazza e una pallina. Calle si incuriosisce, si informa, e arriva al campo da baseball per iniziare un’avventura che lo porterà ad innamorarsi sia dello sport sia nella vita grazie all’incontro con una giocatrice di softball, Sara Temporin.
La carriera di Calle dura ormai da molti anni, e la decisione di giocare a baseball ha condizionato ogni sua scelta: è talmente tanto l’amore per questo sport da averlo portato a cambiare lavoro più di una volta in modo da poter continuare ad allenarsi e giocare, poiché è anche grazie al baseball che Francesco è cresciuto e ha conosciuto persone che l’hanno aiutato nella sua vita. La possibilità di andare al campo, allenarsi, ma anche restare in compagnia, chiacchierare, mangiare insieme, divertirsi, dimenticarsi dei propri problemi per qualche ora è ciò che spinge Calle a coltivare la sua passione e il suo amore per uno sport in cui tutti i momenti più importanti accadono “a casa”.
“Tempo arbitro! Raga…datemi dell’acqua”.

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